venerdì 17 maggio 2013

Elio E Le Storie Tese

Elio e le Storie Tese

Elio E Le Storie Tese

Tecniche di resistenza al nulla

intervista di Paolo Arzilli


Questo è un messaggio per tutti quelli che gli Elio e le Storie Tese hanno sempre preferito snobbarli, catalogarli unicamente come "demenziali" o bellamente ignorarli, e allo stesso tempo è un messaggio per chi ama la musica: andate ad ascoltare un loro concerto, perché in Italia non troverete un organico composto da musicisti migliori di questi.
Abbiamo parlato con Elio prima dell'esplosiva performance al teatro Solvay, in cui a farla da padrone è stato ancora una volta il follissimo Mangoni, oltre, come di consueto, lo sbalorditivo talento dei musicisti e della corista Paola Folli (da parte mia, mai sentito una voce simile).
Questo è, testuale, quello che Elio ci ha raccontato.

Elio, voi avete fatto una gavetta lunghissima: qual è la vostra posizione riguardo il meccanismo del "successo subito", creato, ad esempio, nei talent show?
Il problema più che il successo improvviso, che comunque è un problema, è il motivo che ti spinge a andare a un talent show, cioè la ricerca del successo e non la voglia di inventarti qualcosa di interessante, di creare. Ci si scorda ormai metodicamente che si parla di arte, non di vendere frutta.
Si parla sempre e solo di marketing, e quindi, detto questo, poi viene tutto il resto, nel senso che se un giovane va a fare "Amici" o "X Factor", il suo obiettivo non è quello di intraprendere una carriera artistica, ma è quello di vincere il programma; dopo si arriva all'assurdità che magari sono più importanti le fotografie che fai rispetto a come canti o cosa canti... L'altra cosa che io trovo assurda è che ci sono questi ragazzi di 20 anni che invece di arrivare e spaccare tutto, cantano roba vecchissima, magari scritta oggi ma con uno stile vecchissimo, e nessuno che trovi niente da ridire su questa roba qua.
Quindi, secondo me, il problema grave è quello, uno va a fare questi talent show ma non ha proprio bene chiaro in testa quello che vuol fare, a parte vincere "Amici".

Di voi spesso si sente dire "grande gruppo, tecnicamente eccezionale: se solo facessero musica seria...". La vostra reazione qual è?

La reazione nostra è che noi abbiamo sempre fatto roba seria, o quantomeno in modo serio, poi ognuno fa quello che pensa sia giusto fare, a noi piace fare questo.
Sarebbe come dire di Zappa "grande artista peccato che non faccia delle robe serie", secondo me Zappa fa delle robe super serie, ma il bello è che questa è l'opinione anche degli stessi che dicono che noi non facciamo cose serie... Secondo me, il limite è solo uno, che non parlando inglese non capiscono cosa dice Zappa, perché lui fa delle cose molto più comiche, più ridicole delle nostre, quindi è un punto su cui non mi trovo d'accordo, ma detto questo lo so bene che se invece di scrivere le puttanate, avessimo scritto robe tipo il pezzo che ha vinto il Festival di Sanremo quest'anno, avremmo venduto 100 volte tanto.

Senti, la critica peggiore che avete ricevuto, e che ricordi averti colpito particolarmente?

Non mi viene in mente niente, perché in realtà io non è che abbia paura della critica, se faccio un errore, o faccio una brutta cosa, e uno me lo viene a dire, mi va anche bene. A me quello che non piace è la critica incompetente, se io devo leggere degli articoli di giornale, compresi quelli alternativi, in cui si scrivono miracoli di gente analfabeta musicalmente parlando, questo mi può dar fastidio, se lo stesso che scrive quella roba lì magari parla con sufficienza di un nostro album in cui ci siamo impegnati per un paio d'anni, magari mettendoci dentro una quantità di roba che non si riesce a trovare in altri dischi... Per esempio i White Stripes, per fare un nome di un gruppo che è stato molto di moda, ma era gente che non era in grado neanche di suonare la batteria con indipendenza tra piedi e mani, considerati geni assoluti, poi quando si parla di Elio e Le Storie Tese, c'è sempre un po' di sufficienza; ma io so anche perché, perché siamo italiani, se fossimo stati inglesi o americani, saremmo stati gli idoli dei critici... quindi la critica quando è fatta da uno competente ed è giusta, anche se è cattiva, non mi scalfisce, posso riderci sopra se la trovo buona, il fatto è che su 10 critiche che leggo, 9 sono scritte da persone che non sono in grado di fare una critica, dunque non mi tocca l'argomento.

Un episodio della tua carriera indimenticabile che non vorresti ripetere?
Indimenticabile in senso negativo è stata la morte di Feiez, perché eravamo sul palco insieme, e ci è morto di fronte agli occhi, ed è una cosa che non auguro a nessuno.
Un'altra cosa negativa, ma molto meno negativa di questa, è stata il film che abbiamo fatto con Rocco Siffredi, ma non perché sia stato brutto, tutt'altro, ma perché nelle nostre idee c'era quella di una grande avventura, e invece quando siamo stati lì ci siamo accorti che non era questa figata che immaginavamo, è anche un pochino squallido, per certi versi. Quindi quella lì è stata una piccola delusione, ma è una grande esperienza che in ogni caso non rinnegheremo mai.

Elio
Date l'idea di divertirvi molto a suonare insieme: c'è mai stato un momento in cui avete pensato che forse il divertimento stava scemando, ed era il momento di fermarsi?
L'unico momento è stato appunto quando è morto Feiez, ma in realtà nessuno di noi ha mai pensato di sciogliere il gruppo, solo che lì non avevamo tanta voglia di andare sul palco. Per forza di cose quando fai un'attività ripetitivamente è impossibile pensare che godi sempre, ci sono degli aspetti che assomigliano molto al lavoro dell'impiegato, noi facciamo di tutto per evitarla, questa roba qua, poi guardandoci intorno vedo che siamo in una condizione invidiabile rispetto ad altri colleghi, ad esempio rispetto a quei batteristi che devono seguire i cantautori, quelli lì si annoiano veramente; noi fortunatamente ogni sera facciamo dei cambiamenti, poi siccome il nostro genere è un po' ironico e comico, quello aiuta, poi tante cose le inventiamo sul posto, tanto viene dalle reazioni del pubblico, c'è sempre voglia di mettersi in gioco, è difficile che entriamo nella routine al 100%.

Elio, che mi dici riguardo la scena di Milano di quando avete iniziato voi? Gente come gli Allegri Leprotti, per dire...

Adesso questo è un nome che mi dice qualcosa, ma non li ricordo bene bene... la verità è che quando siamo nati noi sul finire anni 70 e inizio anni 80, c'era stato un fiorire di gruppi di questo tipo, alcuni meno validi, alcuni migliori... Mi ricordo che c era un gruppo che si chiamava Gino e i Maiali, per dire, poi come tutte le mode c'era un po' di scimmiottamento, gente che aveva intrapreso questa strada senza i mezzi per farlo.
Noi, in realtà, ci siamo sempre sentiti estranei a tutto questo, non è che abbiamo aderito a una moda, o a una corrente, in particolare io avevo pensato di mettere insieme varie cose che sapevo far bene, cioè far ridere gli altri e suonare, in questo senz'altro mi ero ispirato in larga misura a Zappa più che agli Skiantos. Poi dopo è facile per i critici etichettare il gruppo come demenziale, in realtà gli unici demenziali veri in Italia sono gli Skiantos, noi non abbiamo etichette, secondo me.

Ti volevo appunto chiedere se c'è una definizione che ti sta a genio.
La verità è che la definizione di rock demenziale ci è indifferente, uno ascolta, poi ci dirà a che genere appartiene, io facevo caso che per tutti gli artisti che mi piacciono, se devo pensare a come etichettarli non mi viene in mente niente.
Jimi Hendrix come lo etichetti? Rock? Ma non è solo rock, ha rivoluzionato tutto. I Led Zeppelin forse sono etichettabili rock, ma neanche tanto, perché poi hanno un sacco di altre influenze. I Beatles come li etichetti? I Genesis come li etichetti? Secondo me, è gente che ha tentato di fare belle cose e ce l ha fatta, e noi tentiamo di fare belle cose, in alcuni lavori ce la facciamo, in altri meno, ma se siamo in pista da più di venti anni, significa che qualcosa è stato fatto.

Curiosità: a Sanremo '96, portaste "Terra dei Cachi", si alzò un polverone, vi interrogarono anche i Carabinieri... Come andarono le cose, e come la prendeste?

La verità è che come furono le cose davvero non lo sappiamo. Che io sappia, quel festival lì è stato l'unico divenuto oggetto di un indagine, e nel corso dell'indagine hanno interrogato anche me. Alla fine dell'interrogatorio mi han detto che, secondo le loro indagini, eravamo arrivati primi noi, poi dopo tanti anni m'hanno detto anche altri cantanti che anche a loro avevano detto la stessa roba. In ogni caso, non sono mai arrivati in fondo all'indagine, sono arrivati fino al punto in cui hanno stabilito che c'era stata truffa.
Va bene, ma detto tutto questo, a noi non interessa, arrivare primi al Festival non c'interessa, quello che dovevamo fare lo avevamo appena fatto, noi volevamo andare lì e fare qualcosa di clamoroso, anche se fossimo arrivati ultimi, comunque di quel festival lì si ricorda mi sembra solo la nostra canzone.

Come vi venne l'idea di proporla velocizzata in 55 secondi, invece di portare il ritornello nella serata in cui ogni cantante doveva proporre la propria canzone senza sforare il minuto?
L'origine è sempre quella di fare qualcosa che non fanno gli altri, uscire dal prevedibile, esplorare tutte le possibilità. Lì si diceva che si doveva far ascoltare il pezzo in un minuto, non si diceva che bisognava farne ascoltare una parte, per cui ci siamo detti di provare. Fu simpatico, faceva ridere.
Poi tutta la partecipazione fu gestita come un'operazione complessiva, ci imponemmo ogni sera di far qualcosa di differente, tipo l'arrivo all'Ariston con i motorini. Volevamo fare una cosa interessante, non adeguarci alla noia della ripetitività, in Italia manca questo.
Per questo, quando penso ai ventenni, dovrebbero arrivare, affacciarsi alla vita adulta con idee nuovissime ed energia, invece i ventenni di oggi arrivano e fanno a gara ad adeguarsi, a conformarsi il più possibile, e "Amici" e "X Factor" sono questa roba qua; uno deve impegnarsi per trovare qualcosa di nuovo, non adeguarsi, cercare di essere il migliore a imitare gli altri, mi sembra che sia buttare la propria vita, ed è questo che sta accadendo.
Discografia
Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu (1989)

 The Los Sri Lanka Parakramabahu Brothers (1990)

Italyan, Rum Casusu Cikti (1992)

 Esco dal mio corpo e ho molta paura (1993)

 Eat the phikis (1996)

 Del meglio del nostro meglio (antologia, 1997)

 Peerla (1998)

 Craccracriccrecr (1999)

 Tutti gli uomini del deficiente (colonna sonora, 1999)

 Made in Japan (2001)

 Cicciput (2003)

 Il meglio di Ho fatto due etti e mezzo, lascio? (2004)

 Il meglio di Grazie per la splendida serata (2005)

 Studentessi (2008)

 Gattini (2009)

 L'Album Biango (2013) 
pietra miliare di OndaRock
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Italyan, Rum Casusu Çikti

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